SCENA 1
INT. TARDA MATTINATA – CASA DI LUCA
LUCA CARULLI, circa trent’anni, si risveglia su di un letto a due piazze in una stanza soppalcata. Tutto è buio.
Nel tirarsi su, visibilmente provato da un dopo sbornia, si rende conto di essersi addormentato vestito; in un lampo un gatto dal pelo rossiccio balza sul letto, miagolando, e inizia a camminargli sulla pancia, ma lui con gesto del braccio lo scosta via e fa per alzarsi.
Guardandosi attorno, vede che sul pavimento giacciono due bottiglie vuote, diversi mozziconi, la fotografia stracciata di lui assieme a una ragazza, da un armadio spalancato escono diversi vestiti da donna e, fra essi, un cuore di peluche squarciato da cui si legge ancora la scritta: “Luca e Sara”.
Sbuffando si tira su e, tossendo, si porta una sigaretta alla bocca e l’accende, mentre il gatto miagola e gli si struscia ai piedi.
Afferra la fotografia da terra, la fissa, gli lancia contro una boccata di fumo e poi la getta via.
Luca:
Sara?
Guarda attorno a sé pensieroso ma al tempo stesso stanco: il portatile che giace sulla scrivania, la ringhiera del soppalco che dà sul balcone chiuso, al piano di sotto.
Barcolla nella stanza, al buio, squassato da conati di vomito e attento a non inciampare nel gatto che gli struscia ai piedi.
Fa per accendere la luce, ma la luce non si accende.
Sbuffa e, seguito dal gatto, vacilla giù per la scala del soppalco e giunge nel soggiorno.
Pigia l’interruttore della luce, ma nulla, la stanza rimane buia.
Luca:
Ma che cazzo…
Seccato e rintontito, cerca a tentoni il quadro della corrente, ma il contatore sembra a posto.
Cala e alza l’interruttore, ma non accade nulla: né sul soppalco né nel soggiorno si accendono le luci.
Nell’allontanarsi, incespica nel gatto e quasi cade faccia a terra.
Luca:
Cristo santo!
Incollerito si precipita verso il balcone, ne spalanca la porta e subito issa la persiana, ma rimane pietrificato. I suoi occhi vitrei, immensi, sono due bolle pronte a esplodere. Sembra non riesca neppure a respirare.
Lentamente, tremulo, spinge la mano in avanti, impaurito al pensiero che quell’immagine intrappolata nelle sue retine sia reale.
Indietreggia terrorizzato, il braccio ancora teso nel vuoto: davanti a lui, a coprire il balcone, si erge un solenne muro di pietra.
Lo sfiora con la mano: è reale. Poi dopo qualche istante, soffocato lo stupore, gli si scaglia addosso e inizia a prenderlo a pugni.
Luca: (urlando)
Ma che cazzo succede?
Cade al suolo, stremato, la schiena contro quella muraglia nata dal nulla che, imponente, sembra deriderlo.
Stordito, fissa i mobili davanti a sé. Poi di colpo col piede spinge via il gatto e si tira su, ancora frastornato.
Avanza lento, sfiora i mobili, ogni traccia di quella casa che da tre anni è il suo nido, la sua tana: le foto sue e di Sara su di un mobile, pile e pile di sceneggiature e copioni in una libreria, appese alla parete alcune onorificenze come miglior regista.
Giunto alla porta di casa, esita ad afferrare la maniglia, quasi strozzato dal terrore.
Serra gli occhi e si fa forza. Stringe il pomello, gira la chiave, ma nulla: la porta è chiusa.
Febbrile si scaglia contro di essa e inizia a colpirla, ma la porta non si smuove di un millimetro.
Corre subito in cucina, seguito dal gatto che continua a miagolare. Spalanca immediatamente la finestra, ma di colpo indietreggia e scoppia a ridere in modo folle.
Luca:
Non è possibile… Non è vero…
Davanti a lui c’è solo un muro di pietra.
Nell’arretrare scivola e cade con la schiena al suolo. Agitato, cerca di rialzarsi e spazza via con una manata il gatto che ancora gli gira attorno.
Si tira su a fatica e si poggia al frigorifero. Nel guardare a terra vede che il pavimento è fradicio, pieno d’acqua.
Apre il frigo, la luce è spenta. Spalanca il freezer e vede che la carne impacchettata e ogni altro alimento si sta scongelando.
Sbatte con forza lo sportello e veloce sale sul soppalco. Afferra il cellulare dal comodino, ma è completamente scarico.
Prova a metterlo in carica, ma non c’è corrente. Osserva il modem spento. Corre al computer e prova ad accenderlo, ma è morto.
Fracassa al suolo il cellulare e si lascia cadere sul letto: la testa fra le mani e il viso rivolto al pavimento.
Sente a malapena il miagolio del gatto, il pelo sfiorargli la coscia. Poi chiude gli occhi e si rannicchia sulle lenzuola.
STACCO SU
SCENA 2
INT. SERA – CASA DI LUCA
Luca è steso sul pavimento del soggiorno, indossa una canotta fradicia di sudore, ai suoi piedi c’è un martello spaccato e un piede di porco.
La porta dinnanzi a lui è intatta, sembra fissarlo, deriderlo.
Lentamente, spossato, si tira su e va in bagno. Appena apre il rubinetto si ode solo un gorgoglio, ma non esce acqua, neppure una goccia.
Luca scoppia a ridere: un riso nevrotico che si tramuta in un pianto soffocato.
Raggiunge la cucina e, ai piedi del frigo, vede solo sei bottiglie d’acqua; al suo interno tre bottiglie di vino, mezza Coca Cola e del latte probabilmente andato a male.
I mobili sono aperti, in essi ci sono solo pacchi di pasta e appena qualche confezione di sugo di pomodoro e qualche scatoletta.
Afferra del vino e torna nel soggiorno, a testa bassa, quasi barcollando. Dà un sorso alla bottiglia, poi la lascia sul pavimento e raccatta subito un martello.
Avvicina il viso alla parete, cerca di udire qualcosa, ma tutto è silenzio.
Poi di colpo dà una fortissima martellata contro al muro.
Luca:
C’è qualcuno? Mi sentite? Cazzo!
Niente, si odono solo i colpi delle martellate che Luca continua a sferrare alla parete finché, esausto, del tutto piegato, lascia cadere il martello a terra e si accascia al muro.
Luca: (come se parlasse ancora al muro)
Possibile che non ci sia nessuno?
Resta come in attesa di una risposta, il volto schiacciato al muro. Ma non giunge nulla. Davanti a lui il gatto lo fissa incuriosito.