Progetto cinematografico: lungometraggio Elle (Lei)

SCENA 1

FLASHBACK

INTERNO – CASA DI NICOLA DA BAMBINO – MATTINA

Siamo nel 1996, NICOLA RINALDI, da tutti chiamato NICO, ha dieci anni e sta in camera sua a leggere dei fumetti, mentre dalla cucina si sentono sua MADRE e suo PADRE che litigano.

VFC Padre di Nico:

Vorrei sapere che sfaccimma devo fare di più. Io vi do’ da campare! Che cazzo fareste senza di me?

VFC Madre di Nico:

La vuoi finire di urlare? Di là c’è Nico!

VFC Padre di Nico:

 Sì, strunz’ comm’ a te lo stai facendo diventare! Sempre chiuso in casa a leggere quei cazzo di libri!

Nico stringe forte il fumetto, dalla cucina si odono ancora le grida confuse di suo padre e di sua madre. Poi a un tratto il tonfo di uno schiaffo.

Nico serra gli occhi, gli tremano le labbra. Un istante dopo sente i passi di suo padre avvicinarsi e fissa terrorizzato la porta della cameretta.

Padre di Nico: (fermo sull’uscio della porta)

 E tu smettila di leggere, ca me par’ ‘nu ricchione!

Suo padre va via spedito, Nico sente sbattere la porta di casa e subito sua madre piangere in cucina.

Lento, impaurito al pensiero che suo padre possa spuntare fuori all’improvviso, attraversa un lunghissimo corridoio e arriva in cucina. Sua madre è seduta a tavola, in grembiule da cucina, le mani sul viso stravolto dalle lacrime.

Nico: (avanzando lentamente verso sua madre)

 Mamma…

Sua madre alza lo sguardo su di lui, confusa e al tempo stesso intimorita. Si asciuga velocemente le lacrime, si sforza di sorridere e lo raggiunge.

Madre di Nico: (abbracciandolo)

 Amore, non è niente, mamma e papà discutevano di una cosa. Vieni, andiamo a letto che ti leggo qualcosa

Nico esce dalla cucina, mano nella mano di sua madre. A letto, mentre sua madre, seduta accanto a lui, gli porge un fumetto, lui la guarda perplesso.

Nico:

 Perché non andiamo via io e te?

Madre di Nico: (sospirando e accarezzandoli il capo)

 Tesoro, ma cosa dici…

Papà non è cattivo, è solo che ha tanti pensieri in testa…

Nico la guarda confuso e triste.

DISSOLVENZA

SCENA 2

INTERNO – CASA DI NICO DA BAMBINO – POMERIGGIO

Nella cameretta, Nico legge dei fumetti, quando viene distratto da un rumore proveniente da fuori.

Uscito dalla stanza, percorre il corridoio e, in fondo a esso, al di là della porta della camera da letto dei suoi genitori, vede le sagome di un uomo e una donna che discutono animatamente.

Torna veloce nella cameretta, chiude la porta e, fumetto in mano, si mette a letto. A un tratto si odono voci confuse, poi passi veloci, pesanti; un attimo dopo la porta di casa che sbatte.

Nico fissa intimorito la porta della cameretta. Appena si apre, chiude gli occhi e finge di dormire: ode solo passi, ma sono leggeri.

Sua madre gli si avvicina e lo accarezza, lui continua a fingere di dormire.

Madre di Nico:

 Se non lo lascio è solo per te, amore…

Quando sua madre va via, Nico apre gli occhi e guarda confuso nel vuoto.

DISSOLVENZA

SCENA 3

INTERNO – APPARTAMENTO DI NICOLA – NOTTE

Napoli, 2017. Nico, trentadue anni, è nella sua camera da letto in un misero bilocale nei pressi della Stazione Centrale. Birra in mano, sigaretta in bocca, osserva una fotografia di sua madre posta sul comodino: sua madre era giovane e allegra.

A un tratto ode le grida di un uomo provenienti dalla strada e si avvicina alla finestra. In una stanza d’albergo di fronte al suo palazzo un uomo urla contro una donna, in un altro appartamento un vecchio solo e dall’aria umile guarda la televisione, nel soggiorno di un’altra abitazione, pieno di vecchi dipinti e modellini, un uomo dal volto serio costruisce un veliero.

Nico torna a osservare la foto di sua madre, porta la bottiglia alla bocca, ma si paralizza. Osserva la propria immagine riflessa nello specchio: i vestiti sgualciti, la barba sfatta e le occhiaie.

Scosta subito il capo e dà un sorso deciso alla birra, poi rivolge lo sguardo alla scrivania: fra libri, quaderni e appunti c’è un portatile acceso, la pagina Word quasi vuota.

VO SISSY: (ex moglie di Nico)

 Ti decidi a spegnere quel coso e venire a letto, o hai dimenticato che hai una moglie?

Nico con un gesto brusco chiude il portatile ed esce dalla stanza. Il corridoio è spoglio, sulle pareti ci sono i segni di quadri rimossi. Si ferma sull’uscio della cucina e osserva sul tavolo, fra bottiglie vuote e avanzi di cibo, un atto di divorzio.

Va via ed esce spedito di casa.

SCENA 4

INTERNO – PIANEROTTOLO – NOTTE

Da un appartamento si odono un uomo e una donna litigare e il pianto di un bambino, ma Nico, incurante del frastuono, osserva con attenzione la porta di fronte la sua. Poi di colpo scuote la testa e scende in fretta le scale, le mura sono cadenti e piene di scritte sconce.

SCENA 5

ESTERNO – VICOLI DI NAPOLI – NOTTE

Nico cammina spedito nei vicoli che avvolgono Piazza Garibaldi. È buio, poche finestre sono illuminate e in strada non c’è anima viva, ai piedi di palazzi in rovina sono ammassati rifiuti.

Avanzando calpesta un lercio peluche di cane.  Affretta il passo fino a raggiungere una piccola piazza circondata da palazzi e miseri hotel. Le aiuole sono colme di rifiuti, in giro ci sono solo negri fuori a un ristorante mussulmano, un uomo macilento seduto a una fermata d’autobus, un trans che batte davanti alla serranda di un negozio.

Nico attraversa la strada, raggiunge un locale su cui brilla l’insegna Bar Davids e vi entra.

SCENA 6

INTERNO – BAR DAVIDS – NOTTE

Il locale, quasi deserto, è illuminato da soffuse luci al neon. Nico si avvicina al bancone, davanti a esso c’è solo un vecchio ubriacone che beve birra e, dietro di esso, EDUARDO, detto EDDY, alto, massiccio e dai riccioli rossicci pulisce un boccale.

A un tratto l’attenzione di Nico ricade su una ragazza seduta in fondo al bancone, immobile, bicchiere in mano e sigaretta fra le labbra. Nella penombra si distinguono appena i suoi tratti. Per un attimo il chiarore della brace le illumina il viso, ma dura solo un istante: torna subito nell’oscurità.

VFC Eddy:

 Ehi Nico, ma che fine avevi fatto?

Nico, come stordito, si volta verso Eddy. Si avvicina a lui, ma continua a voltarsi verso la ragazza.

Eddy: (rivolto a Nico, ora seduto a qualche sgabello dal vecchio)

 La solita birra?

Nico annuisce, ma continua a spiare la ragazza, mentre Eddy si allontana per preparargli da bere.

Eddy: (tornato da Nico con la birra)

 Allora, come mai sei sparito? Lavoro o Sissy?

Nico fa spallucce e dà un sorso alla birra.

Nico: (il boccale fra le mani, fermo davanti a sé)

 Dice che rinuncia agli alimenti se firmo una carta in cui accetto di non scrivere nulla di lei nei miei libri. Di sicuro un’idea di suo padre!

Eddy:

 E a te che ti frega? Se puoi risparmiare i soldi, che cazzo te ne fotte, no?

Nico, bevendo, china lo sguardo e sorride in modo cinico.

Nico:

Pensare che un tempo amava quello che scrivevo…

Eddy fa per parlare, ma viene interrotto dalla voce allegra e dall’accento straniero di una donna.

VFC di una donna: (MARINA)

 Amore, tu finalmente essere venuto di nuovo…

Una giovane ragazza albanese in abiti succinti, Marina, si avvicina a Nico con fare allegro; l’enorme seno le sballottola nella scollatura.

Eddy: (da dietro al bancone e sbuffando)

 Maro’! E mo’ questa chi ce la leva più di dosso.

Marina si getta addosso a Nico, lo abbraccia e lo bacia sulla guancia.

Marina:

 Amo’, è da un po’ che no sei in giro. No mi ami più?

Nico: (scostando il capo e portando il boccale alla bocca)

 Sono stato impegnato…

Marina:

 Il tuo romanzo? Hai messo pure me in tuo romanzo?

Con un sorso Nico dimezza la birra, senza dire nulla.

Marina: (passandogli la mano sulla spalla, senza smettere di sorridere)

 Che hai? Tu sembri triste, amo’. Sicuro che no vuoi venire con me?

Nico:

 Ne abbiamo già parlato…

Eddy: (avvicinandosi da dietro al bancone e rivolgendosi a Marina)

 La smetti di dare fastidio?

Marina: (voltandosi inferocita verso Eddy)

 Mbylle gojën! Tu te faje nu po’ cazzi tuoi?

Sorride e si rivolge nuovamente a Nico.

Marina:

 Io sto parlando con amore mio…

Ma Nico continua a non rispondere. Di nascosto, turbato, spia la sconosciuta nell’angolo.

Marina nel vederlo pensiero sembra preoccupata, ma si sforza ancora di sorridere.

Marina:

 Lei tornata?

Nico sorride soltanto.

Marina:

 Sicuro che no vuoi venire con me?

Nico:

 No, ma grazie comunque.

Marina: (accarezzandogli il viso)

 Se tu fossi nato ricchione era meglio…

Marina dà un bacio sulla guancia di Nico, poi si allontana, sorride ancora, come se non riuscisse a fare altro, ma mentre si dirige all’uscita continua a voltarsi verso Nico.

VFC Eddy:

 Meno male che se n’è andata! Quella quando attacca a parlare non la smette più.

Nico lo guarda appena e vuota il boccale.

Eddy:

 Ne vuoi già un’altra?

Nico annuisce. Eddy si allontana e lui torna a fissare la sconosciuta che beve e fuma nell’ombra.

Eddy: (tornato a Nico con la birra)

 Che poi a te non ti capisco! Fai un lavoro che ti piace, non hai più una donna fissa che ti scassa le palle e hai anche un’amante giovanissima, eppure sembra sempre che tu abbia passato un guaio.

Nico afferra la birra senza portarla neppure alla bocca e continua a fissare la sconosciuta.

Nico: (indicando col capo la ragazza)

 Senti, Eddy, tu la conosci a quella?

Eddy rivolge lo sguardo alla ragazza. Sospira, poggia i gomiti sul bancone e guarda Nico.

Eddy:

 Lascia stare! Vedi di non incasinarti…

Ma prima che Eddy possa aggiungere altro, Nico si alza, lascia lì il boccale e avanza verso la ragazza.

A ogni passo gli appare più inquietante, ma, incuriosito e affascinato, non riesce a fermarsi.

Le si siede accanto, ma lei nemmeno si volta. La ragazza porta la sigaretta alla bocca, la brace arde nel buio.

Ragazza: (KATIA)

 Sei sposato?

Nico non riesce a dire nulla, ha gli occhi fissi su di lei che guarda in avanti.

Katia: (spegnendo la sigaretta nel posacenere)

 E hai figli?

Nico: (confuso)

 No…

Katia:

 Io invece ne ho uno. Si chiama ANDREA, ha quattro anni. Lui crede che io sia in convento. Gliel’ha detto suo padre: “La mamma è in convento!”, così gli ha detto.

Rivolge lo sguardo a Nico, ha il bicchiere alzato contro le labbra.

Katia:

 Tu mi ci vedi in un convento?

Lui muove appena la bocca, senza saper cosa dire. Lei sorride, vuota il bicchiere e si alza.

Katia:

 Per favore, andiamo via da qui.

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