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l’importanza di tornare alla vera letteratura

Più volte quando si parla di Italo Calvino sento persone dire: «È un autore pesante, troppo complicato». Beh, a dirlo sono solitamente quelli che non hanno mai letto niente di lui.

Il pregiudizio che uno scrittore letterato, accademico, sia noioso, cencioso e complesso è ciò che allontana molte persone dai classici o dalla letteratura matura, come quella di Calvino. Abbiamo già visto con Pontiggia, grande maestro della letteratura al pari di Calvino, come il registro di un letterato possa essere sì alto, talvolta, ma utilizzato con una tale maestria da risultare scorrevole e appassionante.

La lingua italiana è ricca di forme verbali meravigliose, stupendi aggettivi e potenti avverbi. Certo, per un periodo è andata di moda la regola: morte agli avverbi e agli aggettivi; regola nata a seguito di tante pessime traduzioni anglosassone, nonché di autori di certo meno abili di Calvino che, per cercare di rendere affascinante la propria scrittura, si aggrappavano ad aggettivi e avverbi anziché limitarsi a narrare una storia. Ed è proprio narrare storie che fa Calvino, e lo fa utilizzando pienamente la lingua italiana, senza però mai apparire affabulatorio o altezzoso, anzi, la sua sintesi è perfetta, una scrittura asciutta, necessaria, in cui ogni singola frase è pesata. I racconti di Calvino dimostrano tutta la sua potenza autoriale, perché solo un vero maestro può rendere in poche pagine, trattando argomenti semplici e con personaggi ordinari, un’azione drammaturgica talmente definita da restare impressa nella mente. Continua a leggere l’importanza di tornare alla vera letteratura