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Parole che danzano dipingendo nuovi mondi

Esistono libri che si rimpiange di aver letto, ma non in senso negativo, quanto perché durante la lettura ci si accorge che dopo non si potrà trovare di meglio in un altro testo. Sono libri rari, tesori inestimabili che racchiudono il senso intimo della letteratura.

Forse non a casa gli autori di questi preziosi capolavori hanno scritto ben poco, perché probabilmente a loro volta non avrebbero potuto fare di meglio: superare quel meraviglioso grido che hanno inciso sulla carta e nei secoli.

Purtroppo nel caso di Bruno Schulz la sua opera letteraria fu stroncata da una pallottola sparata da un ufficiale della Gestapo il 19 novembre 1942.

Sono sicuro che molti non conoscono neppure il nome di questo magnifico scrittore, ritenuto oggi uno dei più grandi (se non il più grande) esponente della letteratura polacca.

Nato da una famiglia ebrea della Galizia orientale nel 1982, a Drohobyč, è stato uno scrittore, pittore e critico letterario, ma “grazie” all’olocausto compiuto dalla Germania la maggior parte dei suoi scritti sono andati perduti, fra cui il suo unico romanzo, all’epoca incompiuto, denominato Il Messia. Continua a leggere Parole che danzano dipingendo nuovi mondi

il punto di vista è un patto con il lettore

In narrativa una delle cose più difficili da gestire è il punto di vista della storia. Con quali occhi guardiamo ciò che accade sulla pagina? Chi sta raccontando la storia? È un punto di vista affidabile? Ci sta raccontando oggettivamente quanto accaduto, oppure gli eventi sono filtranti dal suo essere un individuo?

Spesso scrivendo si dimentica che i personaggi, tutti i personaggi, hanno un proprio vissuto, una propria formazione, e in quanto individui risponderanno in modo diverso a un evento esterno, così come lo racconteranno in modo diverso: appunto a seconda del proprio personale punto di vista.

Un sadico e un uomo mite osservando un omicidio non risponderanno interiormente allo stesso modo, così come non potranno raccontarci l’evento alla stessa maniera. Un uomo che ha vissuto un tradimento non lo racconterà al pari di chi ne ha solo sentito parlare, e così via.

Quando scriviamo è necessario focalizzare sempre chi sta raccontando la storia, perché noi siamo gli scrittori, non i narratori delle nostre storie. Non dobbiamo mai permettere che i nostri pensieri sostituiscano la voce narrante.

Sembra una cosa facile, ma non lo è, anzi, è forse la cosa più difficile quando si scrive, perché richiede un forte distacco pur restando totalmente dentro i nostri personaggi.

Non sono un maestro di scrittura creativa, anche se oggi molti si attestano tali dopo qualche minuscolo corso, dunque preferisco che a parlare del punto di vista sia il grandissimo Yasunari Kawabata, Premio Nobel per la letteratura nel 1968.

Uno dei suoi racconti, Le ossa di Dio, è un capolavoro che mostra pienamente come utilizzare il punto di vista narrativo nonché come gestire il tempo di una storia. Un racconto di a malapena tre pagine in cui c’è tutto: prova che quando si ha la padronanza dello strumento si può dire tanto, tutto, in poco spazio. Continua a leggere il punto di vista è un patto con il lettore