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Progetto editoriale: La finestra chiusa

IV

Oggi  

Fermo fuori la mia stanza, la fotografia della mia infanzia in mano, fissavo la porta della cucina. Adesso a malapena si udiva il rumore del televisore acceso, al suo posto mi sembrava di sentire le grida di mio padre e le urla di mia madre trent’anni fa.

«Io prendo a quello e me ne vado.»

Rino mi fissava con odio ogni volta che nostra madre urlava quella frase. Quello ero io, lui lo sapeva, e temevo che se mamma mi avesse davvero portato via, lasciando mio fratello lì con Onofrio, lui mi avrebbe ucciso.

Perché mamma voleva portare me e non lui via da Onofrio?

Nel tempo mia madre aveva smesso di minacciare di andare via con me, minacciava di andarsene e basta, poi neppure più quello, rassegnata a restare lì, schiava di Onofrio e di noi figli.

Feci per uscire di casa, ma la porta socchiusa dello sgabuzzino attirò la mia attenzione, al di là di essa udivo il buio sussurrare il mio nome.

Da bambino non la lasciavo mai aperta, perché Rino mi aveva detto che li c’erano i fantasmi, e quando l’aprii pensai che forse mio fratello aveva ragione. Fra scaffalature di ferro piene di carabattole vidi i vecchi attrezzi da lavoro di mio padre, in un angolo erano ammassate alcune cornici scrostate, fra cui una che aveva contenuto una tela di Arturo Grassi, venduta da mio padre dopo il fallimento della fabbrica, ridotta a un buco dove c’erano solo lui e mia madre.

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Progetto editoriale: In cerca della Morte

XVI  

Camminavamo su petali di rosa, attorno a noi arcate dorate da cui ondeggiavano nell’aria profumata di gelsomino drappi di velluto. I Righeira, imbalsamati, suonavano e cantavano sorridenti in una teca di cristallo. Ovunque decine di Akim, completamente nudi, si lavavano la schiena a vicenda.

«Si plepalano pel glande lito…» sussurrò il temerario Akim, facendoci strada fra pile di suoi cloni, mentre su di noi piovevano petali profumati.

Io e l’ingenuo Bambi, sbigottiti, ci fermammo sull’uscio di un’altra sala, mentre Jesus sembrava solo trattenere una scorreggia.

Carne! Ovunque carne. Una matassa di carne palpitante, ansante, ululante. Non si vedevano che gambe, braccia e teste intrecciarsi in un groviglio carnoso, molliccio, sudaticcio, fremente. Il pavimento colmo di cuscini ne era invaso: impossibile camminare senza sprofondarci, senza essere risucchiati da quei corpicini nudi che si avvinghiavano fra loro, afferrandosi, scavalcandosi, penetrandosi, leccandosi: un gomitolo di carne e di secrezioni che non avremmo mai potuto sciogliere.

Mi vennero le vertigini, mi sentivo male. Temevo di perdere l’equilibrio e di cadere in quel turbinio ansante, di venirne ingerito.

Bambi invece adesso sembrava più tranquillo, addirittura empatico con lo scenario che gli si parava davanti. Mi parve anche di vederlo tastarsi il pistolino.

«Lolo stale plegando. Voi fale piano…» sussurrò l’audace Akim, facendoci ancora cenno di seguirlo.

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Progetto editoriale: La finestra chiusa

V

Maggio 1996

La prima volta che vidi Lia stavamo impiccando Ugo, e subito la trovai bellissima. Eravamo davanti alla pizzeria di Gigino ‘o suldat in Via Torino, uno dei tanti vicoli di Piazza Garibaldi in cui io, Checco e Ugo spadroneggiavamo, almeno a detta nostra.

Gigino inveiva contro di noi. Alcune persone ci prendevano in giro vedendoci a fatica issare Ugo su di un palo mentre lui rideva, al collo un cappio ricavato da un cavo elettrico.

Era la terza volta in due mesi che provavamo a impiccarlo, e solo perché ci annoiavamo, ma puntualmente non riuscivamo a tirarlo su più di una decina di centimetri.

Quando Ugo cadde culo a terra, sotto le risate dei presenti e le grida di Gigino che ci intimava di andare via perché gli rovinavamo la reputazione del locale, già poco solida a causa dei panzarotti e delle zeppole fetenti che friggeva in un olio rancido, davanti a noi passò un furgoncino carico di bagagli.

Lì dentro c’era Lia.

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giuseppe montesano parla di bruno schulz

Grazie mille alla scuola di scrittura creativa Lalineascritta, fondata più di ventisei anni fa dalla scrittrice Antonella Cilento.

Il terzo incontro della ottava edizione (2019-2020) de “I Magnifici Sette”, la serie di lezioni magistrali sui classici della letteratura che lo scrittore Giuseppe Montesano tiene nell’ambito dei laboratori di scrittura creativa de Lalineascritta. Questa lezione, tenutasi a Napoli il 5/12/2019, ha come protagonista lo scrittore polacco Bruno Schulz. Tutti i dettagli del ciclo qui: http://bit.ly/2olpqhX

il punto di vista è un patto con il lettore

Oggi voglio parlarvi di un aspetto fondamentale quando si scrive narrativa, e voglio farlo a partire da un film, diversamente dal solito. Non credo sia così strano parlare di tecniche di narrazione portando come esempio un film, in quanto dietro a ogni lavoro cinematografico c’è un lavoro di scrittura, e se un film è buono lo si deve fondamentalmente a un soggetto vincente e a una sceneggiatura ben scritta.

Il film in questione è Rashomon, capolavoro del maestro Akira Kurosawa, tratto dal racconto Nel bosco di Ryūnosuke Akutagawa; un film uscito in Giappone nell’agosto 1950 e mal visto dalla critica locale, ma fortunatamente portato in Italia da Giuliana Stramigioli, docente di italiano presso l’Università degli Studi Stranieri di Tokyo e fondatrice della Italifim, permettendogli di vincere Il Leone d’oro al miglior film e poi, a distanza di pochi mesi, il Premio Oscar come miglior film straniero. Continua a leggere il punto di vista è un patto con il lettore